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È brava e incensurata ma il prefetto la fa licenziare perché è la nipote di Riina. Il datore di lavoro fa ricorso al Tar

È la nipote di Totò Riina e per questo deve essere allontanata dall’azienda dove lavora, una concessionaria di automobili di Marsala, nonostante in azienda sia apprezzata per la professionalità e la bravura.

La storia di Maria Concetta Riina, 39 anni, sembra scritta appositamente per far emergere il carattere paradossale della legislazione antimafia: dal 2011, infatti, una legge speciale prevede “l’informazione antimafia interdittiva”, uno strumento per evitare infiltrazioni mafiose andando a colpire anche persone che, come Maria Concetta, hanno la fedina penale pulita.

A ordinare il licenziamento della donna, figlia del fratello di Totò Riina, Gaetano, e dunque parente di uno dei boss mafiosi più temibili del mondo, è stata la prefettura di Trapani. “La inquietante presenza nell’azienda della citata signora Riina fa ritenere possibile una sorta di riverenza da parte del titolare nei confronti dell’organizzazione mafiosa ovvero una forma di cointeressenza della stessa organizzazione tale da determinare una oggettiva e qualificata possibilità di permeabilità mafiosa anche della società immobiliare”.

Il licenziamento, dunque, ha carattere preventivo: non è appurato che Maria Concetta sia un tramite mafioso, ma per precauzione il prefetto ha deciso di mandarla a casa. “La signora è stata licenziata e una famiglia privata dell’unica fonte di reddito per la sola colpa di chiamarsi Riina. Prendiamo atto che in Italia esiste, oltre all’aggravante mafiosa, anche quella per il cognome che si porta”, ha commentato l’avvocato La Barbera.

Intanto il suo datore di lavoro, che se non avesse licenziato la donna avrebbe rischiato di non ottenere la “liberatoria antimafia”, ha deciso di impugnare l’ordinanza della prefettura.

fonte:www.huffingtonpost.it

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