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Israele chiude l’indagine sul missile che uccise 4 bambini sulla spiaggia di Gaza: “Un errore d’identità”

Era un mercoledì di luglio, era esattamente il 16 luglio 2014, il giorno in cui quattro bambini palestinesi, mentre giocavano a calcio sulla spiaggia di Gaza, sono stati uccisi da un missile israeliano durante un raid aereo. Sono trascorsi undici mesi dalla loro morte e oggi l’esercito israeliano ha chiuso l’indagine su quella strage: un’indagine che ha deciso che quanto accaduto quel giorno sulla spiaggia di Gaza non è penalmente perseguibile, dato che è stato stabilito che si è trattato di un errore di identità.

L’aviazione avrebbe, infatti, scambiato quei quattro ragazzini per uomini armati. Secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’esercito israeliano, il tenente colonnello Peter Lerner che ha definito queste quattro morti “tragiche”, i soldati avrebbero fallito nell’identificare i quattro bambini, tratti in inganno anche dal fatto che i giovani si trovavano “in un’area utilizzata esclusivamente da “militanti”

La strage che è avvenuta sotto lo sguardo impietrito di un gruppo di giornalisti stranieri è costata a Israele l’accusa di crimini di guerra sferrata dall’Onu. Accusa che ha spinto l’esercito israeliano a procedere a un’indagine interna volta ad accertare eventuali cattive condotte militari.
E, alla fine, si è chiusa senza colpevoli né processi da celebrare, la storia di quattro bambini di età compresa tra i nove e gli undici anni, quattro cugini uniti dallo stesso cognome Bakr, che hanno trovato la morte sulla riva del mare di Gaza mentre stavano giocando a calcio e dal cielo piovevano bombe.

Erano i giorni dell’offensiva “Margine protettivo” lanciata da Israele contro la Striscia di Gaza: un attacco in cui sono morti oltre 2.100 palestinesi, soprattutto civili, mentre tra le file israeliane si contano 67 soldati uccisi e sei civili.
Eppure, tra questi morti ridotti troppo spesso a numeri facili da dimenticare, il ricordo di quei bambini è ancora vivo e vivido in un’immagine, uno scatto fotografico, con cui l’artista israeliano Amir Schiby ha voluto rendere omaggio a quattro vite spezzate. È ai colori, alle ombre e a quel pallone che scivola lento sulla riva del mare che Amir Schiby ha affidato il suo tributo e il suo dolore per quelle morti così assurde e ingiuste.

fonte:www.huffingtonpost.it

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