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Mamme, ecco la verità sulla paraffina

Ftalati, paraffina, come leggere le etichette e conservare correttamente gli alimenti.
Ecco i primi temi “sospetti” che ci avete segnalato e su cui, in rete, ci sono informazioni discordanti e provenienti da fonti non autorevoli. Quimamme con “Mamma che bufala?” va alla ricerca della verità!

Partiamo alla direzione Università Campus Biomedico di Roma nei laboratori della Prof.ssa Marcella Trombetta, Responsabile dei laboratori di chimica e biomateriali, Professore ordinario di Fondamenti chimici e delle tecnologie, nonché membro del Consiglio Superiore di Sanità.

Paraffina
È presente in molti prodotti dedicati alle mamme in gravidanza e ai bambini piccoli (es. Olio per massaggio del bebè) e anche in alcuni alimenti comuni nelle tavole di tutti i giorni ed è, sul web, un argomento molto discusso in rete. Ma che cos’è? E soprattutto, è pericolosa?
Prof.ssa Trombetta: “Da un punto di vista chimico è una miscela di idrocarburi con minimo numero di atomi di carbonio e paraventi, ma la storia ci insegna come le paraffine, scoperte nel 1830 e con il suo componente più noto, la vasellina, identificato nel 1859, hanno trovato un ampio utilizzo all’interno della preparazione di prodotti emollienti, di cosmetici, per il confezionamento dei formaggi. Andando sul concreto: l’olio di vasellina è stato da sempre utilizzato come lassativo, il caciocavallo è conservato ricoperto da una fascia di paraffina, essendo la paraffina un protettore dall’umidità e dalle muffe.”

La paraffina è o non è un derivato dal petrolio?
Prof.ssa Trombetta: “La paraffina, come tante molecole, è un derivato del petrolio. Vorrei però ricordare che il petrolio è un prodotto naturale, deriva dalla decomposizione ad alte temperature e pressione, per numerosi anni, di prodotti organici di composizione vegetale e animale. Ma esistono diversi tipi di paraffine, alcune dannose altre no”.

Possiamo quindi dire che c’è una paraffina “buona” e una paraffina “cattiva”?
Prof.ssa Trombetta: “Sì, si può affermare così. Se noi consideriamo tutta la famiglia delle paraffine, i cosiddetti petrolati, abbiamo il petrolato bianco, il petrolato giallo, il petrolato ambrato e quello marrone. Il codice colore identifica la bontà e la leggerezza del composto. Gli unici petrolati che storicamente possono essere impiegati nell’ambito della cosmetica, della farmaceutica e nell’ambito della protezione degli alimenti, come formaggi o salsicce, sono solo quelli bianchi”.

Quali funzioni ha la paraffina bianca, quella “buona”?
Prof.ssa Trombetta: “La vasellina bianca è un composto che protegge dall’acqua, è plastico, fonde a temperatura bassa (come 37°), può trovare impiego per le sue proprietà emollienti e lubrificanti: la troviamo per esempio nei rossetti, nelle creme per le mani poiché ha la capacità di dare uno strato di protezione e di impedire all’acqua di evaporare in maniera epi transdermica. E vede anche l’impiego come piccolo lassativo dove però un abuso, visto che non è un composto metabolizzabile, può dare origine a degli accumuli epatici e dei disturbi epatici. Ma nessuno di noi mangia la vasellina.

Come riconoscere la paraffina “cattiva”?
Prof.ssa Trombetta: “I petrolati e la paraffine da cui dobbiamo difenderci sono quelli gialli, ambrati e marroni per le quali le stesse leggi di sicurezza del lavoro obbligano gli operatori all’impiego di dispositivi di protezione individuali importanti perché sono componenti cancerogeni”.

fonte:www.quimamme.it

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