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Stanchi dei capricci dei vostri bambini? Provate con queste 5 soluzioni

Migliorare la propria relazione con i figli è sempre possibile. Basta seguire i principi di madre natura, ovvero istinto naturale, buon senso e conoscenze innate. Roberta Cavallo e Antonio Panarese ne sono convinti e iniziano subito col dire che osservando i bambini, si parte col piede giusto. Si capisce che infondo i capricci non esistono, non sono reazioni eccentriche e inspiegabili, ma l’espressione di un disagio, di un bisogno che il bambino ha in quel preciso momento.

“È lo stesso che accade a te quando ti innervosisci o ti lamenti. L’unica differenza è che tu sei adulto e (volendo) hai tutti gli strumenti emotivi e cognitivi per ascoltarti e risolvere il problema: tuo figlio no – spiegano -. Sono abilità che per natura acquisiamo crescendo e imitando gli adulti intorno a noi. Considerare capricci questi atteggiamenti non fa che peggiorare la situazione: ti fa mettere in campo comportamenti e soluzioni inappropriati di fronte ai quali tuo figlio non si sente compreso e perde la fiducia nei tuoi confronti”.

Come agire quindi? Innanzitutto anticipando i bisogni: prestando attenzione alle richieste e alle esigenze del piccolo e cercando di anticiparle. Fino alla soluzione definitiva: se sei comprensivo, se non perdi la pazienza, se sai gestire in modo adeguato la sua emotività, lui ti imiterà.

1. Perché non ti ascolta

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Puoi ripeterlo, puoi spiegarti meglio, puoi guardarlo negli occhi mentre gli parli o gli chiedi di fare qualcosa. Se sta facendo orecchie da mercante, sicuramente ha un buon motivo per farlo. Forse ti ha risposto e non hai sentito, oppure si aspettava una controrisposta diversa da parte tua. Forse se non ti ascolta è perché vuole che tu glielo ripeta, così state più tempo insieme, o pensa che tu, pur innervosendoti, gli dedichi più attenzioni. Tuo figlio prova sentimenti ed emozioni come te, ma non sa ancora esprimerli al meglio. Se non si abitua a comunicarli ne resta prigioniero, innescando malumori che non riesce a spiegare o a gestire. Se ti sforzi di ascoltarlo e assecondarlo sempre, la cosa cambia: più ti metti dalla sua parte, più lo osservi, più lo conosci, più la vostra relazione diventa fluida e armoniosa.

2.Perché non vuole finire quello che ha nel piatto?

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Spesso all’ora dei pasti la tavola si trasforma in un ring. Un suggerimento utile in questo caso è iniziare a dargli porzioni più piccole (hai sempre tempo per fargli fare il bis, anche il tris). Se invece ha fame ma non accenna a mangiare, forse vuole proprio contrariarti perché è arrabbiato con te. A volte, semplicemente, tuo figlio fa storie perché ha capito che è un ottimo modo per attirare la tua attenzione. Se non trovi la causa puoi comunque dimostrarti più attento e premuroso, meno pronto a “scattare”, per evitare che lui sia costretto a ricorrere a questi stratagemmi. Infine, c’è un’altra motivazione per cui potrebbe non avere voglia di mangiare i fagiolini. La più semplice di tutte: non gli piacciono! Se vede che a volte i suoi adulti di riferimento rifiutano di mangiare qualcosa, dicono “non mi piace” o non finiscono quello che hanno nel piatto, non è naturale che pensi di poterlo fare anche lui?

3.Non correre!

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La negazione e la privazione lo istigano a fare le cose di nascosto e lo mettono in uno stato di tensione che cercherà di sfogare appena potrà, alzando la voce, sfuggendo alla tua presa quando siete per strada, interrompendoti se parli, cercando di richiamare ancora di più la tua attenzione. E allora cosa puoi fare? Cerca di valutare lucidamente e senza pregiudizi se in quel momento tuo figlio non può davvero fare quello che fa (per esempio, correre) o se glielo dici solo per partito preso, perché ti disturba, perché hai paura che gli succeda qualcosa o non sai gestire la situazione. In tutti questi casi, in realtà, può correre.

4. Quando litiga con il fratellino…

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Per prima cosa, quando due fratelli litigano tra loro, evita di pensare che il tuo intervento possa essere superfluo, ecco invece cosa dovresti fare. Cinque passi in tutto. Uno: renditi disponibile, prendi in mano la situazione. Per i bambini è importante avere la possibilità di vedere un adulto risolvere in modo equilibrato i conflitti (potrà imparare a fare altrettanto imitandolo). Due: trova tu una soluzione. Puoi trovare un gioco che ciascuno possa fare da solo (finché non si calmano le acque), oppure farsi aiutare da entrambi a sistemare il campo di battaglia e trovare qualcosa da fare tutti insieme (con l’adulto presente). Tre: comprendi le ragioni di entrambi. Quattro: accogli con amore le ragioni di chi ha scatenato la lite. Inutile perdere tempo in filippiche. I bambini sanno già che certe cose “non si fanno”: sanno che gli altri non si picchiano, che le parolacce non si dicono, che i giochi vanno rispettati. Il problema è che a loro volta non si sentono rispettati, che si sentono feriti e perdono il controllo della situazione. Cinque: riserva momenti esclusivi a entrambi: è il modo migliore per prevenire e ridurre nel tempo le lotte tra fratelli. Più momenti esclusivi vivono, più sentono appagata la loro fase egocentrica, più riusciranno a sostenere i momenti da trascorrere insieme ai fratelli.

5. Questo gioco è mio

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Quando tuo figlio non vuole prestare i giochi agli amichetti o dice che tutto è suo. Per prima cosa vogliamo rassicurarti: tuo figlio non è un egoista. È naturale che viva la sua fase di egocentrismo e che abbia modo di esprimere ciò che sente. Anche in questo caso, ti suggeriamo di comprenderlo: rassicuralo, digli che sai che il gioco è suo, che ha ragione a essere arrabbiato se gli hanno tolto qualcosa di mano. Di solito questo gesto è sufficiente a calmarlo. Se c’è un adulto di riferimento per “l’altro contendente”, delega a lui la gestione del figlio e limitati a restituire il giocattolo al legittimo proprietario. Quando si tratta di oggetti in comune, per esempio lo scivolo al parco o i giocattoli della scuola materna (che sono di tutti), ti suggeriamo di mediare con pazienza e dolcezza ma soprattutto di dare sempre uno spazio prioritario al sentimento di tuo figlio, di accoglierlo dicendogli: “Sì, hai ragione a volerlo tutto per te…”.

fonte:www.huffingtonpost.it

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